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Road trip dalla Dordogna al Gers
sulle tracce del film Le bonheur est dans le pré
DI GIULIA UBALDI
Dal momento in cui mio marito Axel mi ha fatto vedere il film Le bonheur est dans le pré (1995) mi è venuta una voglia incredibile di andare a visitare la regione in cui è stato girato, ovvero il Gers, nel Sud Ovest della Francia. Al centro del film c’è un’azienda che produce carne di anatra e foie gras, i prodotti tipici di questa zona ancora poco conosciuta.

Così, per mesi, ho ricercato i luoghi del film, per poi partire alla sua scoperta, a maggio dell’anno scorso, nel 2024. Per altro, è il mese in cui vi consiglio di andare, insieme a settembre o ottobre, per evitare piogge e maltempo che ci sono da novembre ad aprile e soprattutto la massa di gente e di turisti nei tre mesi estivi.
Mezzo consigliato in assoluto: la macchina, per poter girare questa regione come si deve.
Il film: La felicità è dietro l’angolo
Le bonheur est dans le pré (La felicità è dietro l’angolo) è un film diretto da Étienne Chatiliez, che nel 1996 ha vinto il Premio César. È la storia di Francis Bergeade, un uomo sfinito dalle difficoltà della vita: ha appena avuto un infarto, sua moglie e sua figlia sono insopportabili, la sua ditta di accessori sanitari va male e le sue dipendenti entrano in sciopero. Un giorno, però, ad un programma televisivo che sarebbe l’equivalente francese di “Chi l’ha visto” una donna insieme alle sue figlie è alla ricerca del padre scomparso trent’anni prima e pubblica una foto di un uomo identico a lui. Tutti iniziano a pensare subito che sia lui, ad accusarlo di aver avuto un’altra vita e di averla tenuta nascosta; lui inizialmente nega, poi, dopo le continue accuse e pressioni, decide di approfittarne e di farsi passare per lui. Così parte, va a conoscere le tre donne, e finisce per trasferirsi lì con loro, nelle campagne del Gers, dove hanno un’azienda agricola con oche e anatre e produzione di foie gras. Meravigliose le scene e i luoghi di questa casa da sogno, immersa tra le colline in campagna, dove le anatre sono libere di muoversi tra i grandi prati verdi.
Come accade nelle classiche commedie degli equivoci, quando alla fine il protagonista, mosso sempre dalla sua buona fede e sincerità, decide di dire alla nuova compagna di non essere davvero lui l’uomo che cercavano, lei gli risponde: lo so, l’ho sempre saputo. Quindi tutti sapevano tutto fin dall’inizio, nessuno aveva mai creduto alla storia della nuova identità e della “famiglia ritrovata”, ma ognuno ha preferito tacere, nella convinzione più o meno consapevole che quel cambiamento era proprio ciò di cui tutti – per diverse ragioni – avevano bisogno.
La felicità è dietro l’angolo ci ricorda che a volte rinunciare a sicurezze e garanzie per inoltrarsi su sentieri nuovi e azzardati può essere la scelta vincente. Il protagonista del film, infatti, spezza le consuetudini, esce dai binari precostituiti e rischia: ed è proprio grazie a questa scelta coraggiosa che riesce a ricrearsi una vita che ci fa sognare tutti ad occhi aperti.
Chiarimenti geografici sui luoghi del film e del mio road trip

Ma dove sono andata quindi di preciso? Il punto di arrivo era il Gers, ma con varie tappe previste in altre aree, o meglio dipartimenti, come appunto la Dordogna. A questo proposito, è importante fare un chiarimento sulla geografia, materia a cui come ben sapete tengo molto: in Francia, con la nuova riforma, ci sono oggi una ventina di regioni e circa un centinaio di dipartimenti. Questa nuova divisione ancora non è entrata nella testa dei francesi, che spesso si chiedono in quale regione o dipartimento si trovano. Il nostro viaggio, infatti, si è svolto in realtà a cavallo tra due regioni, la Nouvelle-Aquitaine e l’Occitanie e in tre dipartimenti:
- Gers, storicamente parte della Gascogne, regione storica oggi in Occitania, famosa per l’Armagnac. La sua città principale è Condom, dove è stato girato gran parte del film.

- Lot e Garonna, dove si trova la celebre e turisticissima Rocamadour (ascoltate la canzone omonima) e le Grotte di Lascaux, da visitare assolutamente.
- Dordogna, un altro dei 12 dipartimenti della Nuova Aquitania, che prende il nome dal fiume omonimo che scorre nel suo territorio e coincide con la regione storica del Périgord.
Infatti tutta questa zona è in realtà ancora conosciuta più con il nome di Périgord, la regione storica che amministrativamente corrisponde quasi interamente al dipartimento della Dordogna, nella regione quindi dell’Aquitania. Questa, si divide a sua volta ancora in quattro parti, ognuna chiamata con un colore diverso per motivi legati al paesaggio:
- Périgord nero, per la presenza di una densa foresta di querce e per i tetti tradizionali delle case in ardesia – è quello più turistico e in fondo anche quello che mi è piaciuto meno;
- Périgord viola, in riferimento ai colori autunnali dei vigneti dei 13 AOC del settore, dove si trova la celebre Bergerac;
- Périgord bianco, per la pietra calcarea delle sue case e per il terreno gessoso;
- Périgord verde, per i prati, le colline, le distese verdi – è il meno turistico e il più “intimo”.
10 tappe enogastronomiche imperdibili dalla Dordogna al Gers
Ecco quali sono state le 10 tappe enogastronomiche più importanti per me durante questo viaggio.
- Il ristorante stellato L’Essentiel dello chef Éric Vidal, nel centro storico di Périguex, considerata un po’ la “capitale della Dordogna”. Sempre qui ogni domenica mattina si tiene un piccolo mercato in piazza (ma attenzione a non dormire in un posto che su Airbnb si chiama Sagesse Appart).
- Non solo per gli amanti di Cyrano merita una visita Bergerac, ma soprattutto i suoi dintorni pieni di vigne: qui fermatevi a dormire al B&B Claire de Vigne, dove vi sveglierete in mezzo ai vigneti, accolti come a casa, con una colazione spettacolare seduti al tavolo insieme agli altri ospiti.
- Issigeac merita una tappa per due motivi: il suo meraviglioso centro storico e il suo grande mercato della domenica, noto ovunque!

- L’Auberge De Fources, nella piazza di questo piccolissimo paese, è un ristorante dove si mangia molto bene e dove incontrerete con buone probabilità l’attore Vincent Lindon, che si è trasferito qui e che pranza quasi sempre a l’Auberge, dove ormai è di casa.
- Eccoci giunti ad una delle esperienze gastronomiche più alte, buone e belle di tutta la mia vita: Le Pont de l’Ouysse, ristorante stellato situato in un luogo magico, in quadro pittoresco davanti a un ponte e sopra un fiume, dove la famiglia Chambon porta avanti da cinque generazioni una cucina eccellente, in un angolo di paradiso (dove potete anche dormire).

- Non solo foie gras: nel dipartimento del Lot, si trova Cajarc che è il paese dello zafferano. Qui potete visitare la Maison du Safran, dove potrete imparare molte cose sulla coltura di questo prodotto, acquistarlo e anche bere un cocktail a base di zafferano! Nei dintorni merita senza alcun dubbio una deviazione il paesino Saint Cirq-Lapopie e il museo di Pierre Soulages a Rodez.

- Questa è più una tappa del cuore: come siamo stati accolti a dormire e per la colazione da quella coppia deliziosa di Domaine les Tuileries di Le Montat, una casa dispersa nel verde della regione, tappa frequente per chi fa il cammino di Santiago.
- Saint-Léon-sur-Vézère è un paese molto turistico, ma giustamente, poiché è veramente delizioso. Vi consigliamo di scegliere un momento non troppo di punta e di visitarlo: qui potrete mangiare sul fiume a Le Déjeuner sur l’Herbe oppure al Restaurant de la Poste.
- Nel cuore del Perigord nero, merita per la colazione di Evelyne il Relais de la Vezere (dal nome del fiume che vi scorre accanto) nel paesino La Bugue, dove si svolge anche un mercato con ottimi prodotti tutti i martedì. Nei dintorni lasciatevi affascinare da Le Cabanes de Breuil, un sito di antiche case agricole preservato da una famiglia di agricoltori.
- Eccoci finalmente arrivati nel Gers, al Ristorante Henry VI di Eauze, dove hanno girato una scena del film e dove abbiamo mangiato tutti i piatti del Sud Ovest nella loro migliore versione, dal cassoulet al confit de canard. Ed è sempre qui che abbiamo mangiato una delle migliori Garbure mai provate. Ma di che cosa si tratta?

Che cos’è la Garbure, la zuppa tipica del Sud Ovest
In origine la Garbure era un piatto molto più semplice, fatto solo con cavolo e pane raffermo. Con il tempo è diventata una zuppa più ricca e sostanziosa, con l’aggiunta di carne (anatra, prosciutto, pancetta o confit d’oca), fagioli, patate e altre verdure.
In passato era il pasto quotidiano degli abitanti della Gascogne e la sua preparazione variava di casa in casa: le donne del paese iniziavano a cucinare al mattino presto, lasciando che la zuppa cuocesse lentamente per tutto il giorno, mentre loro uscivano a lavorare. Poi, ogni giorno aggiungevano qualche nuovo ortaggio o qualche tipo di carne alla Garbure avanzata il giorno prima. Le verdure sono il cuore della Garbure: cavolo, patate, carote, porri e fagioli bianchi, o altre disponibili, l’importante è che vengano tutte cotte lentamente. Il brodo di carne è altro elemento essenziale: può essere preparato con ossa di maiale o di pollo, poi filtrato e utilizzato come base liquida per la zuppa. Il pane raffermo continua a non mancare mai, tagliato a fette e aggiunto alla zuppa durante la cottura. In realtà gli ingredienti variano molto da un paese all’altro, così come tra le varie famiglie, ma anche da una stagione all’altra. Ma il segreto resta sempre lo stesso: lasciarlo cuocere lentamente per molto tempo, almeno dalla mattina alla sera o come una volta, dalla sera alla mattina.
La ricetta della Garbure
Ecco la ricetta che mi hanno rilasciato in esclusiva dall’Hotel Henry VI di Eauze.

INGREDIENTI
- 3 spicchi d’ aglio
- 800g di brodo vegetale
- 150g di cavolo verza
- 150g di cipolla
- 400g di fagioli cannellini
- 2 foglia di alloro
- 20g di olio extravergine di oliva
- 100g di patata
- 150g di porro
- 5g prezzemolo
- 100g di rapa
- sale e pepe
- 150g di carne di anatra
- 2 rametti di timo
PROCEDIMENTO
- La sera prima, mettere in ammollo i fagioli nell’acqua fredda.
- Al mattino, sbucciare e tagliare a tocchetti grandi carote, patate e rape. Sbucciare e tritare lo scalogno, l’aglio, i porri e il sedano. Tagliare le foglie di verza a listarelle e sbollentarle 5 minuti. Scolare e metterle da parte.
- In una grande pentola, iniziare a cuocere la carne con cipolla, sedano e aromi a piacere. Ricoprire con 4/5 litri di acqua. Lasciar cuocere a fuoco lento e, quando arriva ad ebollizione, continuare la cottura per almeno un’ora e mezza.
- Nel frattempo, mettere la carne in una teglia e farle imbiondire in forno per circa 15 minuti, rigirandole. Se si preferisce, è possibile fare questa operazione in padella. Eliminare buona parte del grasso, ad accezione di qualche cucchiaio, che serviranno per far insaporire le verdure.
- Passato il tempo di ebollizione, aggiungere i fagioli scolati e i tocchetti di verdura che abbiamo preparato in precedenza (ad eccezione di cavolo e patate). Aggiungere del brodo e portare ad ebollizione. Abbassare la fiamma e far cuocere ricordando di girare, di tanto in tanto, per circa due ore.
- Passate le due ore, aggiungere le patate, la verza e il grasso tenuto da parte. Lasciar cuocere per altri 45 minuti, aggiustando infine di sale e di pepe.